Dalla dinastia del Re Scorpione (dinastia zero) gli agglomerati urbani si svilupparono e susseguirono per ben 30 dinastie (circa 3 mila anni) nel corso delle quali sono stati imposti alla popolazione dei rigidi codici di rappresentazione pittorica e scultorea.
I canoni di rappresentazione (regole di raffigurazione) vengono mantenuti invariati per un periodo di tempo incredibilmente lungo, godendo di un'impareggiabile longevità rispetto a tutti gli altri periodi storici e artistici.
La popolazione egizia, in questi secoli di stabilità espressiva, ha scoperto, sviluppato, commerciato e introdotto numerosi composti che permetteranno di ottenere colori nuovi: le scoperte minerali portarono ad utilizzare un maggior numero di cromie rispetto quante se ne potessero maneggiare in precedenza.
I minerali che sono stati introdotti in epoca egizia sono numerosissimi, si evidenziano le straordinarie variazioni cromatiche che offrono intense sfumature che variano dal verde all'azzurro e vengono ottenute dai derivati del rame (la malachite, l'azzurrite o il verderame).
I derivati minerali del piombo (la biacca, litargirio, minio, giallo egizio), dello zinco (blenda) e dello stagno sono altri elementi necessari per poter avere, nella tavolozza egizia, intensi colori neri ed altrettanto intesi nuovi colori bianchi.
Il ferro, il cinabro, il natron e molti altri elementi si aggiungo in varie forme alle applicazioni pittoriche degli egizi; il solfato di calcio e il caolino si aggiungono al carbonato di calcio per spaziare con i bianchi ma soprattutto per disporre dei fondi pittorici necessari per poter dipingere su alcuni supporti.
Nuovi minerali, peraltro rarissimi, arrivano in Egitto attraverso il commercio che ne permette l'importazione dalle terre lontane (ad esempio l'Afghanistan e il Kurdistan), dall'importazione dei preziosi minerali gli egizi possono beneficiare di nuovi blu: lapislazzuli e turchese.
La freschezza cromatica delle opere egizie non è da attribuirsi solamente ai nuovi colori introdotti ma anche alla preparazione di una base su cui lavorare, vera garanzia di un ancoraggio duraturo del dipinto al supporto.
Sin dall'epoca predinastica il popolo egizio ha beneficiato del limo (ricco di sabbia e argilla ma contenente una minima percentuale di carbonato di calcio e di gesso) del fiume Nilo per realizzare gli intonaci su cui poi venivano applicati i colori.
Le pitture parietali egizie, realizzate con le tempere a base di gomma, hanno reso necessario l'impiego di diversi leganti mentre a conclusione dell'opera pittorica, il dipinto, coperto con sottili strati di cera a caldo, si poteva considerare protetto adeguatamente permettendo alla brillantezza e alla lucentezza dei suoi colori di apparire.
Quali colori sono stati scoperti dagli Antichi Egizi?