La lastra metallica deve essere appogiata, al rovescio, su una superficie morbida (che permetta di affondare le superfici) per poter lavorare la sua superficie con gli appositi punzoni da sbalzo.
Nel Medioevo, per rendere ancor più preziosa la produzione artistica, la tecnica veniva spesso integrata con decorazioni ad intarsio realizzate attraverso l'incastonatura di pietre preziose, le decorazioni a smalto colorato oppure attraverso l'applicazione di paste vitree.
In area bizantina negli oggetti di oreficeria (con caratteristiche carolinge e ottoniane) la tecnica del cloisonné permetteva all'artista di inserire pietre o smalti in alveoli delimitati da piccoli tramezzi d'oro: ogni pietra o smalto si inseriva in un alveolo cavo nel metallo.
I materiali vetrosi, solidi, venivano inseriti negli alveoli e sottoposti ad una fase di cottura. La pietra aderiva al metallo solamente in seguito a questa processo di lavorazione che prevedeva l'esposizione del manufatto all'alta temperatura.
Un'altro procedimento di intarsio si sviluppò parallelamente lo champlevé o decorazione a smalto di Limoges.
Questa tecnica, al contrario del cloisonné, predeveva di far colare l'impasto vitreo, opaco e liquido, in uno spessore limitato dal bordo degli alveoli e lasciarlo poi asciugare. Le campiture da riempire sono scavate sulla superficie e possono così essere molto più ampie.
Le due tecniche permettevano, attraverso procedimenti diversi, di ottenere decorazioni ad intarsio, di grande pregio artistico, valore ottenuto dalle rifiniture preziose e dal virtuosismo della manualità artistica che ne permetteva la realizzazione.
Che cos'è il cloisonné?