Lo spazio si sviluppa su tre dimensioni: larghezza, altezza e profondità.
Nell'arte antica, la rappresentazione dello spazio tridimensionale era un tentativo di tradurre il mondo tridimensionale sulla superficie bidimensionale, mentre nelle culture egizia e mesopotamica, lo spazio veniva rappresentato in modo simbolico: le figure più importanti sono più grandi, indipendentemente dalla distanza o dalla posizione reale.
Questo tipo di spazio simbolico indica la percezione gerarchica più che realistica della realtà.
È nel Rinascimento che la rappresentazione dello spazio subisce una vera rivoluzione grazie alla prospettiva teorizzata e messa in pratica da artisti come Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti.
L'obiettivo della prospettiva è creare un'illusione realistica dello spazio, facendo sembrare che alcuni elementi siano più vicini o più lontani rispetto ad altri, dal Rinascimento gli artisti iniziano a rappresentare la profondità con precisione matematica. Le opere di Piero della Francesca e Leonardo da Vinci sono esempi magistrali di questa conquista: linee di fuga, punti di vista unificati e proporzioni rigorose conferiscono allo spazio artistico una nuova, più tangibile dimensione.
Per raffigurare la realtà tridimensionale su un supporto bidimensionale sono state elaborate tre modalità di rappresentazione:
- la proiezione ortogonale
- l'assonometria
- la prospettiva
La proiezione ortogonale
La proiezione ortogonale permette di proiettare figure su tre piani perpendicolari tra loro, disposti secondo le tre dimensioni: piano verticale (altezza), piano orizzonatale (profondità) e piano laterale (larghezza).
L'assonometria
L'assonometria proietta l'oggetto da raffigurare su un unico piano di proiezione e produce una visione d'insieme.
La figura è riconoscibile e sviluppata sulle tre dimensioni.
La prospettiva
La proiezione prospettica proietta l'oggetto da raffigurare a partire da un punto che coincide con l'occhio dell'osservatore, è per questo che la prospettiva è il metodo più simile al funzionamento dell'occhio umano poichè le linee parallele vengono percepite come convergenti verso un punto di fuga.
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