Elisa Bonaparte sposata a Felice Baciocchi ne acquisì il cognome e per questo viene altresì chiamata Elisa Baciocchi Bonaparte.

L'opera che la doveva ritrarre appartiene alla ritrattistica definita "allegorica" perché cela un significato simbolico, infatti inizialmente lo scultore decise di rappresentare la figura allegorica della Concordia personificandola, seduta e circondata dalle Grazie, proprio con i tratti somatici di Elisa Bonaparte.
L'opera dopo una serie di bozzetti preparatori, non vide la sua conclusione come immaginato inzialmente dallo scultore, infatti nel 1810 l'idea prese realmente forma ma per eseguire il ritratto scultoreo di Maria Luisa d'Asburgo.

Canova decise di rifondere Elisa Bonaparte per questo spiacevole fatto, pertanto si incontrarono per concordare un ritratto diverso da quello ipotizzato nella prima commissione. I due decisero di investire in un nuovo impegno ritrattistico e venne concordata una nuova figura allegorica, quella della musa Polimnia.

A Firenze lo scultore realizzò un primo modello in marmo del busto di Elisa Bonaparte che venne ultimato nel 1814, ma che ad oggi risulta disperso.

A Roma Canova eseguì un nuovo bozzetto in terracotta, l'opera trasposta in gesso ed infine quasi terminata in marmo, non arrivò ad Elisa Bonaparte poiché, a causa di motivi politici, dovette fuggire improvvisamente da Firenze.

Il ritratto di donna come musa Polimnia non aveva ancora definiti nel volto i connotati di Elisa Bonaparte e per questo, nelle fasi scultoree conclusive, ne perse totalmente l'identità rimanendo una figura femminile generica.
L'opera, conclusa nel 1817, dopo una serie di traversie venne ceduta dall'artista come "Omaggio delle Provincie Venete" in occasione del matrimonio di Francesco I. 

Ulteriori dettagli di questa vicenda possono essere trovati nel testo "Antonio Canova la vita e l'opera" di Francesco Leone edito da Officina Libraria.


Conosci la storia di quel ritratto che non ritrae la sua modella?