Euridice di Antonio Canova scultura neoclassica

Nato a Possagno nel 1757 da una famiglia di scalpellini (per un periodo proprietari anche delle cave di Possagno), istruito alla lavorazione del marmo dal nonno Pasino, sin da bambino ha dimostrato abilità nella lavorazione plastica delle forme. Per questa sua predisposizione il senatore Giovanni Falier supporterà e incoraggerà il ragazzo a compiere degli studi per approfondire le tecniche e proprio dalla famiglia Falier riceverà le sue prime commissioni artistiche.

Nel 1773 Giuseppe Falier commissiona ad Antonio Canova di scolpire due statue in pietra per la sua villa ad Asolo.
Il committente richiede nello specifico un'opera ispirata ad "Orfeo ed Euridice".

Lo scultore si ispira al soggetto mitologico e tra il 1773 e il 1775 sviluppa l'Euridice nel momento in cui sta per essere catturata dalla Furia che esce dall'Ade in fiamme.
Il soggetto femminile si colloca in piedi su un basamento di pietra.
Sul basamento dell'opera è leggibile la frase incisa: "Quis et me miseram et te perdit, Orpheu?" che si può tradurre così: Chi conduce me infelice e te alla rovina, Orfeo? 

Il corpo della giovane donna si contorce accentuando la drammaticità del momento, la tensione è resa attraverso la posizione del busto e del capo che sono reclinati all'indietro mentre la gamba destra compie un passo in avanti per bilanciare il gesto.
Le braccia sono su due piani diversi, il braccio destro sembra nascondersi dietro il corpo mentre il braccio sinistro compie un gesto tipico della retorica secentesca.
Per questo motivo e per altri dettagli desumibili dalla lettura dell'opera d'arte, si evince che la scultura è ancora legata ad un'ispirazione barocca e non ha ancora assunto i tratti neoclassici per cui si caratterizzerà tutta l'attività del Canova coronandolo maggiore esponente della scultura neoclassica.


Dove troviamo l'iscrizione "Quis et me miseram et te perdit, Orpheu?"