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È il mio pomeriggio libero e cammino senza fretta per le vie del centro.
Decido di entrare nel Museo: quel luogo che mi calma e mi accoglie sempre! Appena varco la soglia, però, noto qualcosa di diverso: Carlos non è lì, nel suo solito angolo.
Lo cerco con lo sguardo ma non lo vedo.
>[[Chiami Carlos ad alta voce]]
>[[Cerchi Carlos facendo qualche passo in direzione delle sale espositive->Cerchi Carlos]]«Carlos!» chiamo ad alta voce, guardandomi intorno.
La sua voce, con l’accento sudamericano, mi risponde: «Sono aquì!»
«Dove sei?»
«Dentro il mio gabbiotto, come sempre!»
Mi avvicino, guardo attraverso il vetro e lo vedo chino a terra, mentre affila delle forbici appuntite.
>[["Carlos, che cosa stai facendo?" chiedo preoccupata->Cosa stai facendo?]]
>[[Entro nel suo spazio, attraverso la porticina di legno e rimango in piedi a guardarlo->Ingresso sgabuzzino]]sound.effect.scissors.url: 'https://www.serenacomar.it/stories/verde_speranza/assets/audios/scissors.mp3'
sound.effect.scissors.description: 'rumore di forbici'
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Sento rumori metallici provenire dalla guardiola dove lavora Carlos
Mi avvicino, incuriosita, per capire cosa stia succedendo.
Guardo attraverso il vetro e vedo Carlos mentre armeggia con un paio di forbici appuntite.
>[[Cosa stai facendo?]]
>[[Entro nel suo spazio, attraverso la porticina di legno e rimango in piedi a guardarlo->Ingresso sgabuzzino]]«Carlos, non avrai intenzione di presentarti ai visitatori impugnando quelle forbici affilate?» chiedo, con un filo di preoccupazione.
Lui prima mi guarda sorpreso e poi scoppia a ridere: «Stavo giusto pensando di compiere qualche efferatezza!»
L’atmosfera si alleggerisce e lui continua con voce teatrale: "Entra, ma a tuo rischio e pericolo!"
>[[Entro nel suo spazio, attraverso la porticina di legno e rimango in piedi a guardarlo->Ingresso sgabuzzino]]
>[[La sua ironia ti infastisce]]Carlos mi invita ad aprire la busta della spesa. La apro e trovo grandi confezioni di nastro tricolore, i colori vivaci del verde, bianco e rosso risaltano subito.
Lo guardo sorpresa, mi chiede diretto "Mi aiuti ad infiocchettare alcune coccarde?" senza esitazioni mi chino a terra. Lavorare in uno spazio così piccolo mi pesa: mi sento soffocare e ogni gesto è limitato.
>[[Esci velocemente scusandoti]]
>[[Prepari una decina di coccarde in silenzio]]Lo spazio angusto mi mette a disagio.
Guardo Carlos dal vetro della guardiola e chiedo: «A che cosa servono queste coccarde?» Lui sorride e risponde: «Domani inauguriamo una sala mai aperta al pubblico. Lavoro qui e non sapevo nemmeno che esistesse questo spazio! Circa un mese fa, sono stati effettuati sopralluoghi nel seminterrato e sono seguiti alcuni interventi di restauro e pulizia degli ambienti, ambienti per modo di dire... è piccola e completamente vuota!"
>[[Proponi di adibirla ad esposizioni temporanee di artisti locali->artisti locali]]
>[[Proponi di adibirla a spazio performance per artisti contemporanei->artisti contemporanei]]Sono china a terra con Carlos, abbiamo trovato un buon ritmo per prepare altre coccarde: io srotolo con cura il nastro tricolore e lui lo taglia preciso ogni settanta centimetri. Prepariamo altre coccarde colorate e mentre lavoriamo parliamo un po' e decidiamo di visitare assieme questa nuova sala ed eventualmente fare assieme l'allestimento prima dell'inaugurazione.
Il telefono del Museo squilla improvvisamente, interrompendo il suo discorso e attirando la sua attenzione.
>[[Carlos risponde al telefono]]
>[[Giro gli occhi al cielo e dico: "Chissà che scocciatori, se rispondi non faccio in tempo ad aspettarti per visitare la sala!"->Finale scocciatori]]Carlos sorride e mi spiega che non si possono mettere catene o chiodi per reggere dei quadri. Dice "Un soffitto in legno così estraordinario e la tappezzeria antica vanno protetti".
Quando Carlos ride, gli scappa sempre un accento sudamericano, come se ogni sorriso gli portasse dietro un pezzo di casa.
Mi guarda e capisco che non posso rimanere dietro il vetro della guardiola a riempirlo di domande in eterno.
>[[Decidi di andare a casa e di ritornare in occasione dell'inaugurazione->Attendi inaugurazione]]
>[[Chiedi di visitare la sala prima dell'inaugurazione]]"Ma cosa dici? Inannzitutto l’impianto elettrico non è a norma. Comunque non si possono fare performance: lo spazio è troppo piccolo. Forse resterà solo una sala vuota, aperta al pubblico per ammirare la tappezzeria e gli intarsi lignei che decorano il pavimento con eleganza discreta."
Mi sembra incredibile che rimanga così inutilizzata. Mi rassegno.
>[[Chiedi di visitare la sala prima dell'inaugurazione]]
>[[Chiedi a che ora sarà l'inaugurazione]]
Carlos mi spiega che l'inaugurazione della nuova sala sarà alle 18, con la probabile presenza delle autorità per un breve discorso.
Alle 19, invece, ci sarà un buffet all'aperto, nella corte interna, improvvisamente squilla il telefono del Museo.
>[[Carlos risponde al telefono]]
>[[Consiglio a Carlos: "Se l'inaugurazione è tra 24 ore ti consiglio di staccarlo 'sto telefono! Altrimenti non fai in tempo ad allestire le decorazioni"->Stacca il telefono]]Tornerò domani per essere presente all'inaugurazione.
Ho visto Carlos troppo impegnato nello sgabuzzino, circondato da tricolori. Non riesco ad aiutarlo in alcun modo perché lì dentro la claustrofobia prende il sopravvento.
Decido di lasciarlo lavorare alle decorazioni e all'allestimento della sala.
Mi chiedo perché questa sala non sia mai stata aperta prima, nessuno ne aveva parlato. Forse c'era un mistero da svelare, chissà....Carlos è d'accordo nel farmi visitare la sala, ma in questo preciso momento vuole finire almeno venti coccarde prima andare nel seminterrato e scendere le scale.
Mentre pronuncia la parola "scale", il telefono fisso squilla improvvisamente, interrompendo il suo discorso e attirando la sua attenzione.
>[["Rispondi pure", gli dico->Carlos risponde al telefono]]
>[[Giro gli occhi al cielo e dico: "Chissà che scocciatori, se rispondi non faccio in tempo ad aspettarti per visitare la sala!"->Finale scocciatori]]Carlos solleva il cordless, risponde con la solita frase di cortesia "Buongiorno, Mus...", ma viene interrotto bruscamente e l'espressione del suo volto cambia.
Gli occhi si fanno seri e avverto nell'aria un silenzio carico di tensione, qualcosa lo ha turbato profondamente.
>[[Ti avvicini per ascoltare la conversazione]]
>[[Lo guardi curiosa e cerchi di trasmettergli sostegno]]Carlos sceglie di non rispondere al telefono per non perdere tempo e farmi aspettare.
Decide di dare priorità alla mia presenza, lasciando squillare il telefono.
Il telefono smette di suonare mentre Carlos continua a creare fiocchi tricolore, armeggiando con forbici affilatissime.
Si muove velocemente, ritagliando con precisione ogni angolo.
Dopo pochi secondi, il telefono riparte nuovamente, con una [[chiamata che interrompe il silenzio->Chiamata nel silenzio]].
Carlos mi guarda complice e stacca la corrente del cordless.
Il telefono smette di squillare e finalmente ritorna il silenzio attorno a noi.
Parliamo ancora un po' ma dopo qualche minuto decido di lasciarlo lavorare alle decorazioni e all'allestimento della sala senza la mia presenza.
Mentre lo saluto e mi avvio all'uscita mi chedo mi chiedo perché questa sala non sia mai stata aperta prima.
Forse un mistero mi aspettava, ma il dubbio rimarrà. Avvcinandomi al telefono sento le parole “ci dispiace”, “doloroso”, “improvviso”.
Mi fermo un attimo, colpita da quel tono grave.
Non capisco bene il contesto ma è chiaro che si tratta di qualcosa che turba Carlos dopo qualche minuto lui finalmente risponde, dice che gli dispiace, saluta e riattacca.
Poi mi guarda, immobile, senza dire nulla. Sento un brivido.
>[[Chiedi: "Cos'è successo?"]]
>[[Chiedi: "Chi era?"]]Non capisco bene il contesto ma è chiaro che si tratta di qualcosa che turba Carlos, lo capisco dallo sguardo. Il silenzio snervante che si è creato viene interrotto da Carlos che dice che gli dispiace, saluta e riattacca.
Poi mi guarda, immobile, senza dire nulla. Sento un brivido.
>[[Chiedi: "Cos'è successo?"]]
>[[Chiedi: "Chi era?"]]L'ironia di Carlos mi infastidisce. Rido appena, più per cortesia che per divertimento. Preferisco lasciarlo alle sue battute e trattenermi dal chiedere altro, anche se la curiosità brucia.
Lo saluto con un sorriso, Carlos ricambia con un cenno, ancora intento ad affilare le sue misteriose forbici.
Senza aggiungere altro, mi volto e imbocco l’uscita del Museo.
L’aria fuori è leggera, ma quella scena enigmatica continua a girarmi in testa.Carlos mi spiega che al telefono c'era la segretaria della piccola ditta di pulizie che ha vinto l’appalto per occuparsi di questa nuova sala da inugurare.
Dice che la segretaria gli ha spiegato che nessuno potrà venire a pulire un'ultima volta prima dell’inaugurazione.
Tutti i dipendenti sono ammalati.
Hanno forti dolori addominali e diarrea, un malessere strano che ha colpito tutti senza eccezioni.
>[[Chiedi a Carlos se pensa possa trattarsi di influenza->Influenza]]
>[[Osservi Carlos per capire da qualche dettaglio il suo stato di salute->Stato di salute]]Carlos chiede se voglio un riassunto.
Annuisco.
Lui mi dice che nessuno pulirà la sala, il personale della ditta che se ne occupava è ammalato.
Tutti hanno uno strano malessere, con forte diarrea e dolori addominali. Nessuno si è salvato.
La situazione è preoccupante e nessuno sa ancora cosa stia causando questi sintomi così aggressivi.
>[[Chiedi a Carlos se avverte anche lui sintomi influenzali->Influenza]]
>[[Osservo Carlos per capire da qualche dettaglio il suo stato di salute->Stato di salute]]Carlos annuisce lentamente e confessa che, effettivamente, anche lui da qualche giorno si sente stanco ed avverte strani crampi addominali.
Non ci aveva dato peso non può nemmeno spiegarmi di che cosa si tratta perchè viene interrotto nuovamente dal suono del telefono.
>[[Chiedi di rispondere tu]]
>[[Sollevi il cordless e prima di metterlo nelle mani di Carlos lo metti in vivavoce->Sollevi il cordless]]
Carlos mi permette di rispondere facendomi un cenno con il capo.
Rispondo al telefono, non so come iniziare. Passano pochi secondi di silenzio, poi una voce chiede: "È il museo?"
«Sì, mi scusi» rispondo.
Dall’altro capo, si presenta con tono educato il titolare dell’azienda appaltatrice che ha curato il restauro parziale degli intarsi lignei del pavimento.
Mi spiega che con questa telefonata vuole avvisarci di un serio problema di salute che gli impedisce di partecipare all’inaugurazione.
Aggiunge che avrebbe voluto essere presente di persona, o almeno delegare un suo dipendente, ma purtroppo non gli è possibile in alcun modo, anche i suoi dipendenti presentano gli stessi sintomi.
>[[Chiedi "Problemi di salute? Di che cosa si tratta?"]]
>[[Rispondi "Mi dispiace davvero per la vostra assenza"]]
Carlos risponde alla chiamata in modo formale, dall'altra parte il vivavoce mi permette di sentire distintamente la voce di un uomo che si presenta come il titolare di un'azienda che ha lavorato al restauro.
Mi spiega che con questa telefonata vuole avvisarci di un serio problema di salute che gli impedisce di partecipare all’inaugurazione.
Aggiunge che avrebbe voluto essere presente di persona, o almeno delegare un suo dipendente, ma purtroppo non gli è possibile in alcun modo, anche i suoi dipendenti non stanno bene.
>[[Chiedi "Problemi di salute? Di che cosa si tratta?"]]
>[[Rispondi "Mi dispiace davvero per la vostra assenza"]]
Io e Carlos ci scambiamo uno sguardo perplesso.
È strano ricevere due disdette per domani, proprio lo stesso giorno.
Decidiamo di richiamare il numero che ci ha appena telefonato per capirne di più.
Carlos prende il telefono, compone lentamente.
Quando rispondono, io mi avvicino e chiedo con voce gentile:
«Buongiorno, chiamo dal Museo, abbiamo ricevuto la vostra disdetta per l'appuntamento di domani. Possiamo chiedere qualcosa di più sul problema di salute?»
La persona al telefono ci spiega con voce tesa: si tratta di nausea, dolori addominali intensi e diarrea, tutto molto rapido.
Saluti e rinnovi i tuoi auguri di pronta guarigione.
>[[Probabilmente si tratta di influenza]]
>[[Non può essere una coincidenza]]Osservo Carlos con molta attenzione, cercando di capire se mostra segni di influenza.
Se è così, non voglio ammalarmi, cerco di evitare ogni contatto troppo ravvicinato.
Vedo che sul collo ha una macchia scura che non avevo mai notato, quando sto per chiedergli di più su quel segno che mi appare come nuovo vengo interrotta dal suono del telefono.
>[[Chiedi di rispondere tu]]
>[[Sollevi il cordless e prima di metterlo nelle mani di Carlos lo metti in vivavoce->Sollevi il cordless]]"Carlos, hai idea se queste due ditte si siano mai incontrate durante i lavori? Pensi che ci sia la possibilità che si siano scambiati l'influenza?"
Carlos ci pensa sù qualche secondo e poi risponde che le due ditte non hanno mai lavorato assieme, ma non può comunque escludere che ci sia stato qualche breve contatto quando le squadre si sono avvicendate nelle opere di restauro.
Conclude ammettendo di non ricordarsi questi dettagli e con aria mesta confessa che i registri di ingresso ed uscita al Museo non sono di grande utilità, perché non sempre li compila puntualmente.
Con queste informazioni è [[difficile formulare ipotesi->Difficile formulare ipotesi]].
Non può trattarsi di influenza.
Lo dico con convinzione, perché non è detto che queste persone siano state a contatto tra loro, eppure i sintomi si stanno manifestando nello stesso momento.
È troppo strano.
Non può essere una semplice coincidenza.
C’è qualcosa che non torna, e bisogna assolutamente approfondire.
>[[Proponi a Carlos di annullare l'inaugurazione->Annullare inaugurazione]]
>[[Vuoi vedere la stanza]]La persona al telefono ci spiega che si tratta di forte nausea, dolori addominali intensi e diarrea, aggiunge che questi sintomi si sono manifestato molto rapidamente in tutti i loro dipendenti.
Concludo la telefonata salutando e augurando una pronta guarigione. Non faccio in tempo a chiudere la chiamata con il tastino rosso e già il telefono si illumina e suona nuovamente!
[[Passo il telefono a Carlos che mi fissa sbigottita->Seconda telefonata]]
Sono alla ricerca di dettagli nascosti, elementi trascurati, indizi sottili che possano rivelare qualcosa di più su queste strane influenze.
Io e Carlos scendiamo lentamente due rampe di scale, il rumore dei passi riecheggia nel silenzio. L’aria si fa più fresca man mano che ci avviciniamo al seminterrato.
Raggiungiamo la sala che verrà inaugurata domani ed entriamo insieme.
[[Carlos accende la luce.->Accende la luce]]
Carlos mi risponde subito.
Mi dice che per annullare l’evento serve contattare il Comune, perché lui non può prendere una decisione così importante da solo.
Aggiunge che c’è anche il problema del catering, già confermato, e che ci sarebbero costi e conseguenze da considerare attentamente.
Annuisci e pensi che in questo contagio influenzale ci sono troppe stranezze.
>[[Vuoi vedere la stanza]]
>[[Vuoi telefonare alle ditta di ->Telefonare restauratori]]"Carlos, ti propongo di richiamare subito le persone che ci hanno appena contattato, troviamo i numeri nel registro chiamate, chiediamo un report delle loro presenze in Museo! Vorrei verificare se ci sono stati contatti diretti, è importante capirlo subito."
Carlos non è d'accordo: "Non ci manderanno nulla prima di domani!"
>[[Vuoi vedere la stanza]]
>[[Chiedi a Carlos se le ditte si sono incontrate->Probabilmente si tratta di influenza]]Mi avvicino lentamente alle pareti, incuriosita dalla tappezzeria.
Il tessuto viola cattura subito il mio sguardo: motivi geometrici quasi psichedelici si intrecciano in un vortice di forme. In alcuni punti la tappezzeria è fissata male alla parete e lascia intravedere una carta da parati verde, probabilmente l'orginale rivestimento di queste pareti.
Improvvisamente ho un dubbio terribile.
>[[Chiedi a Carlos in che secolo è stata arredata questa stanza->Quale secolo?]]
>[[Sollevi un lembo di tessuto per vedere meglio la carta da parati->Sollevi un lembo]]Carlos conosce ben poco della tappezzeria viola presente nella sala e commenta: "In effetti il tappezziere è venuto solo due volte, entrambe di domenica.
Ha fatto i lavoretti minimi concentrandosi sulle urgenze per l’inaugurazione.
Ha sistemato alcuni nodi del tappeto, rendendo la sala più accogliente."
>[[Ti avvicini per ispezionarele la sala->Ti avvicini]]
>[[Vuoi telefonare alle altre persone che hanno preso parte al restauro della sala->Telefonare restauratori]]Carlos dice che la sala è ottocentesca, è stata arredata con mobili, decorazioni e dettagli tipici di quell’epoca.
E' così, non ci sono dubbi: tutto, dagli stucchi alle tappezzerie, riflette chiaramente lo stile e il gusto dell’Ottocento tranne che per quel motivo geometrico anni '60, quella tappezzeria viola è un goffo tentativo di coprire la carta da parati [[verde Parigi->Verde Parigi]].
E' una carta da parati verde Parigi scoperta nell’Ottocento, conteneva arsenico: con l’umidità, rilasciava vapori tossici.
Provocava mal di testa, vomito, eruzioni cutanee e, talvolta, portava alla morte.
Altro che restyling elegante: siamo di fronte ad un'avvelenamento da arsenico!
[[Contatti urgentemente le persone che sono state esposte a questi vapori tossici e l'ospedale->Conclusione]]L’illuminazione è fioca, calda, con sfumature giallastre che tingono l’ambiente.
Osservo il pavimento: è un mosaico di legni diversi, intarsiati con cura, ogni venatura racconta una storia.
Le pareti mi colpiscono perchè, a differenza del resto della stanza, sono state tappezzate recentemente, il tessuto presenta una stampa anni '60.
>[[Ti avvicini]]
>[[Chiedi a Carlos informazioni]]Il verde di Parigi utilizzato per decorare questa carta da parati è un colore scoperto nell’Ottocento. Questo verde smeraldino contiene arsenico, in un ambiente umido rilascia vapori tossici che possono provocare mal di testa, vomito, eruzioni cutanee e persino portare alla morte.
Altro che restyling elegante: siamo di fronte ad un'avvelenamento da arsenico!
[[Contatti urgentemente le persone che sono state esposte a questi vapori tossici e l'ospedale->Conclusione]]
Quest'indagine si è conclusa: il Verde di Parigi era il colpevole! "Ancora? Ma non è possibile!" penso.
Passo il telefono a Carlos che mi fissa con aria sbigottita, risponde in fretta e lo sento dire: "Non ne sapevo nulla, chiaramente ci dispiace molto. Gli auguro buona guarigione, spero si riprenda presto, mi faccia sapere. Attendo sue notizie. Arrivederci."
Un'altra disdetta per malattia, questa volta è la moglie del tappezziere il cui marito è ricoverato in ospedale, Carlos mi spiega che il tappezziere ha visitato la sala solamente due volte e per lavorare senza essere disturbato, lo ha fatto durante due giornate festive: nessun contatto con gli altri.
>[[Vuoi vedere la stanza]]
>[[Proponi a Carlos di annullare l'inaugurazione->Annullare inaugurazione]]Carlos sembra illuminarsi e mi dice: "L'influenza potrebbe essersi diffusa nel seminterrato: la sala non può essere arieggiata correttamente perché non c’è un impianto di ricambio d’aria e manca una finestra per arieggiare!"
Un luogo perfetto per la proliferazione batterica, vabbé in conclusione Carlos avrà meno persone all'inaugurazione forse non serviranno troppe decorazioni a questo punto posso anche tornarmene a casa.
Lo saluto, forse oggi pomeriggio, ad un certo punto, avrei dovuto indagare almeno un po' su questo focolaio di influenza.
Carlos mi guarda complice e stacca la corrente del cordless.
Il telefono smette di squillare e finalmente ritorna il silenzio attorno a noi.
Parliamo ancora un po' ma dopo qualche battuta sul meteo incerto di questi giorni decido di lasciarlo lavorare alle decorazioni e all'allestimento della sala senza la mia presenza.
Mentre lo saluto e mi avvio all'uscita mi chedo mi chiedo perché questa sala non sia mai stata aperta prima.
Forse un mistero mi aspettava, ma il dubbio rimarrà.<h1>Verde speranza</h1>
<h3>Un'avventura testuale di Serena Comar</h3>
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